martedì 28 luglio 2015

Lo Stato: socio occulto o creditore privilegiato?


Mi piacerebbe sapere se gli imprenditori vedono di più lo Stato come un socio occulto oppure come un creditore privilegiato. Le differenze sono tante sotto questi due punti di vista, anche se non sembra. Il fatto di dovere pagare le imposte e le tasse è cosa certa in qualunque Paese risieda la società, ma è ovvio che le differenze di aliquota e le tipologie di tasse-imposte possono molto diverse da Stato a Stato.

Se si considera lo Stato come un socio occulto, questo dovrebbe portare delle competenze o conoscenze alla società, ma così non è o almeno non direttamente. Inoltre dovrebbe essere in un qualche modo più o meno alla pari con gli altri soci in termini di diritti, ma così non è. Infatti, dovrebbe partecipare anche alle perdite (vedi Patto Leonino), ma pensare che lo Stato partecipi alle perdite di una società fa venire proprio da ridere. Continuando, dovrebbe essere chiamato in causa nei casi in cui ci siano inchieste aperte sulla società e ancora una volta mi scappa da ridere pensare a questa affermazione.

Quindi lo Stato non può essere considerato un socio, anche se occulto. La posizione in cui esso si trova è molto più simile a quella di un creditore privilegiato. Molto privilegiato. Invece che prestare soldi , tale creditore offre servizi come strade, ponti, istruzione, sanità, possibilità di inquinare l’aria, ecc… ed in cambio, ovviamente, pretende qualcosa. La questione che veramente mi fa arrabbiare da studente di finanza quale sono, è sentire le persone, che sono ignoranti sotto questo punto di vista, dire che gli imprenditori che delocalizzano parzialmente o totalmente all’estero la propria compagnia, sono evasori, pensano solo a loro stessi, bla bla bla… Mi piacerebbe chiedere a queste persone se mai hanno avuto problemi con la loro banca o altro creditore. Inoltre, mi piacerebbe sapere come hanno reagito a questi eventuali problemi. Sicuramente si saranno lamentati e la maggior parte di loro avrà cambiato banca a seguito di un comportamento particolarmente scorretto o poco consono ad un’istituzione quale quella dell’intermediario bancario. Bene, sotto questo punto di vista, lo Stato è esattamente come la banca. Prescindendo da motivazioni che legano l’imprenditore al paese in cui è nato e cresciuto, è perfettamente logico, razionale ed economicamente corretto che un soggetto si rivolga ad un altro creditore quando il primo è scontento del secondo. La situazione ovviamente può trasformarsi in concorrenza fiscale sleale e cattiva, ma proprio questo porta ad individuare quali sono i soggetti (cioè gli Stati in questo caso) migliori sotto questo punto di vista.

Mi si potrebbe obiettare che lo Stato, qualunque esso sia, non può essere paragonato ad un soggetto che mi fa credito, seppur sotto diversa forma e natura. Beh, non sono proprio d’accordo, perché lo Stato ha la possibilità di imporre tasse e imposte ai cittadini e le imprese, ma non ha la facoltà di vincolarli a rimanere nel Paese.

Quello che sto cercando di spiegare è che lo Stato non può essere considerato minimamente come un socio occulto, ma più che altro come un creditore estremamente privilegiato che, come un obbligazionista, pretende di essere remunerato indipendentemente dal risultato d’impresa. Detto ciò, non ha senso continuare a rimanere in un Paese che non si comporta in maniera corretta (nel senso che non richiede una remunerazione adeguata alle diverse capacità contributive).

Sono estremamente a favore della possibilità di spostare la sede legale della propria società in un Paese più mitemente tassato, anche se è vero che coloro che possono farlo sono generalmente le imprese più grandi e questo porta ad un aumento del divario in termini di ricchezza tra i percettori.




Lo studente, Matthew Shod


Nessun commento:

Posta un commento